VINITALY 2022

Era oramai un lontano ricordo, pre-Covid l’ultimo Vinitaly a cui avevo partecipato (lontana edizione 2019), anche se devo dire di aver apprezzato la Special Edition di metà ottobre: ben curata, piccola, intima e una sensazione di cose ritrovate.

Ma veniamo alla presente edizione, ho partecipato in qualità di Sommelier AIS dopo lungo ragionare sul giorno giusto (domenica aperta ai non professionisti, lunedì e martedì solo di settore). Lunedì giorno prescelto, partenza da Milano di buon’ora. Nonostante questo, il navigatore consiglia l’uscita Sommacampagna e dopo varo peregrinare per la campagna veronese, eccomi arrivato nelle vicinanze della fiera, parcheggio e mi immergo nella kermesse fieristica! Il primo impatto è una di quelle edizioni del passato pre-covid, quasi, appunto…

L’arrivo al Vinitaly

Mi aggiro tra i padiglioni “annusando” un po’ l’atmosfera, il primo appuntamento è alle 11 ed ho tutto il tempo per gironzolare senza meta. Faccio qualche timido tentativo a qualche stand ma vengo rimbalzato: ingresso solo su invito. Mi scoraggio un poco, alcuni stand sembrano fortini inaccessibile. Che sia tutto così? che fine ha fatto il buon vecchio Vinitaly accessibile ed inclusivo (anche se nel tempo e con le varie edizioni si è perso il carattere pionieristico di vent’anni e piu’ fa).

A volte certi stand apparivano quasi inaccessibili, con “guardie” all’entrata…

Veniamo alla prima degustazione, quasi fatta per caso: mi aggiro nello stand che raggruppa le cantine dell Sardegna e cerco Attilio Contini, curioso di assaggiare la versione Antico Gregori ’76 della loro Vernaccia di Oristano. Una vernaccia che passa tre mesi in botte. A prima vista, colore oro intenso, un naso interessante e complesso in bocca la nota alcolica prevale. Ha sicuramente ancora molto da dire ma l’impatto è stato forte e piacevole.

Attilio Contini, vernaccia antico Gregori ’76

In attesa del mio prossimo evento, devio sulla selezione dei tre bicchieri bio della guida del Gambero Rosso, onostamente la mia preferita. Per prossimità mi dirigo verso la Tenuta Musone (MC) per degustare il Verdicchio Ghiffa. La persona allo stand è persona dispobile e preparata, molto competente. Non faccio la classica degustazione verticale di tutte le etichette ma prediligo due annatae a confronto di questo ottimo Verdicchio Ghiffa, un 2019 molto bello al naso ed acidità spinta, in bocca. Sontuoso il 2018, dodici mesi su fecce, eccezionale al naso con note floreali e balsamiche e in bocca ottima armonia ed una sapidità che non ti aspetti (adoro la sapidità nei vini!).

Verdicchio Ghiffa 19

Eccomi arrivato da un mostro sacro dell’enologia italiana: Masciarelli. Il patron oramai scomparso da diversi anni ma un patrimonio importante in cantina. Ricordo di averlo incontrato di sfuggita quando Masciarelli era già importante e lui molto umilmente dava retta anche ai clienti di passaggio. Comunque, ho voluto iniziare con il Pecorino d’Abruzzo Castello di Semivicoli (3bGR sotto i 15€), Annata 2021, acciaio e Perorino in purezza. Naso debole ma saporito in bocca… da evolvere.

Abruzzo Pecorino Castello di Semivicoli ’19

Già che c’ero, mi sono lasciato incuriosire dal Villa Gemma riserva, spettacolare il naso: morbido, vellutato, balsamico, in bocca si perde un poco ma di prospettiva, da riprovare.

Villa Gemma riserva 2015

Ho voluto poi concludere la mia degustazione da Masciarello con questo bel Marina Cvetic Merlot: Il naso ti aggredisce con questo merlot, frutti rossi, bellissimo naso, vellutato. Tannino in bocca ma che si lascia bere anche se allappa un poco nel finale. Note balsamiche al naso.

Continuo il mio peregrinare senza obbiettivi fissi ma con la volontà di assaggiare alcune eccellenze “verdi”. Incontro un altro Verdicchio, il Matelica Senex riserva. Purtroppo il Senex non è pervenuto e mi lascio tentare dal Verdicchio 19 vigneto Fogliano. Mi viene detto che questa è una bottiglia appena sotto il Senex. Lo trovo ancora immaturo anche se il naso è interessante con note di erbe aromatiche. In bocca ritrovo una buona acidità che rimane una nota a se stante e non supportata da note a controno. Mi è rimasta la voglia di assaggiare il Senex…

Verdicchio di MAtelica 19, cantina Bisci (MC)

Arriviamo ora all’evento che mi ero segnato (molti eventi sold-out per cui gioco forza a scegliere quello che rimaneva). Young to Young guidato da Paolo Massobrio e Marco Gatti. Tre cantine a confronto, tre giovani produttrici di vino, coinvolgenti per passione e determinazione. Iniziamo con una Albana, vena del gesso, un bel giallo carico. Al naso, carico di frutta bianca matura, pera ed avvolgente con note di frutta esotica, albicocca, pesca e note aromatiche. A seguire il Fiano di Avellino Exultet (Quintodecimo) 2021,  note salmastre molto morbide, minerale, note aromatiche spinte. Bocca molto morbida e suadente, sapido, rotondo molto persistente . E per concludere, Hosteria (Bonzano, AL), Monferrato, Pinot nero e barbera. Molto morbido al naso, quasi balsamico. Corposo in bocca, bella frutta, note di liquirizia.

Young to Young

Finisco prima del previsto, per cui cosa c’é di meglio che non aggirarsi tra i banchi dei produttori, senza una meta precisa ma con l’idea di un filo rosso che unisca più elementi? Sono arrivato nel Lazio (aspetto evento delle 13) e mi incuriosisco da questo nobile vitigno, il Falesco. Assaggio il Sodale ’19, un Merlot in purezza. Molto equilibrato, naso intenso ma appassiona più in bocca: morbido e complesso.  Note balsamiche in bocca, gran bel vino.

Sodale ’19, Falesco di Cotarella (VT)

Arriva l’ora del pranzo e mi trovo come dicevo nel Lazio. Mi fermo per una sosta ad un cooking show di Paola Colucci ed assoggio i suoi Tordelli: accattivanti, ben equilibrati anche se il finocchietto prevale. Ottima soste, vino non pervenuto (nel senso che era mediocre…).

Tordelli di Paola Colucci, Pianostrada (RM)

In attesa del secondo evento culinario, mi parcheggio allo stand della Confagricoltura, molto ospitale anche se ho l’impressione di essere lì per caso e che non mi notino. Mi camuffo bene e vengo “servito” di vini e focacce (quest’ultime molto buone). Passa quasi un’ora e finalmente ha inizio l’evento sui sapori della Liguria. In sala un’etichetta simbolo della rinascita enologica ligure, Bosoni ed lo chef genovese Ivano Ricchebono. La pestatura del pesto è un po’ una passerella di tutti i politici presenti in sala (ho la sensazione di essere l’unico… esterno al gruppo, tra addetti stampa, claque, e portaborse), consiglieri comunali, regionali, vicepresidenti di regione, euro parlamentari etc. Vengono servite le trofie (per fortuna non col pesto pestato da loro), molto buone e cosste a puntino, accompagnate dall’etichetta nera di bosoni, una certezza, molto buono e 3BGR. Segue l’acciuga in tela (superba) accompagnata dal brut di Bosoni, una nuova produzione che meriterà una visita. Si arriva alla meringa finale che non apprezzo ahimé (non è il mio dlce preferito) anche se non è male.

Ammetto che verso le 15 ho iniziato ad accusare i primi colpi di stanchezza da vino ma evevo ancora due appuntamenti in agenda: l’evento Orange Wine ed i vini rossi del Veneto. Faccio un salto al padiglione Lombardia, ben fatto ma scollegato dal resto della fiera. Sicuramente la Lombardia sta portando avanti molte realtà di peso: Franciacorta, Valtellina ed alcune nascenti come la Valtènesi (di cui parlerò in altri articoli).

Padiglione Lombardia

La prima volto che ho sentito parlare di Orange Wine risale ad una cena di lavoro con colleghi e clienti. Ammetto di essermi trovato in imbarazzo e difficoltà: mai avevo sentito di questa tipologia di vini. Da allora mi sono appassionato semre più a questa tipologia di vini. Macerati, vini arancioni ecc. sono vini complessi, articolati, semplici in teoria ma elaborati. Gli orange wine si stanno diffondendo su una platea sempre più ampia di amanti del vino, soprattutto giovani ed in particolare su mercati di Italia, Austria, Germania, Francia, Spagna e Stati Uniti Quest’anno Vinitaly ha dato agli orange wine un palcoscenico dedicato, un walk around tasting di 38 produttori selezionati da sette nazioni: Slovenia, Italia, Austria, Georgia, Serbia, Croazia e Grecia. Nonostante fossi già provato dai precedenti incontri, ho apprezzato molto questo evento. Ahimé ho scelto solo alcuni produttori, ma tutti molto bravi, con vini tosti, pieni di carattere e profondi. Non c’é stato un solo vino che non mi abbia stupito ed attirato. Un produttore italiano mi ha catturato piacevolmente con una mini-verticale del suo Uis Blancis 2006 e 2012, maturo, fresco, morbido, un gran bell’orange!

Montanar (Aquileia)
Kramar (Slovenia)
Polic (Slovenia)

Dopo questa ubriacatura di orange, ottimo evento! eccomi all’ultima tappa della giornata: i vini rossi del veneto. Onestamente ero arrivato dal punto di vista di assaggi e degustazioni ma l’evento prometteva ed ho una passione per i vini del Veneto, quindi eccomi seduto in attesa dell’inizio. Sono le 17 ed eccoci all’amarone (anche se vista l’orario e la giornata avrei preferito qualca di più leggero… Ci viene proposto un Santa Lucia del 2016. Al naso è immediata la ciliegia molto matura e tracce di erbe officinali (che sono state il leit motive della giornata su molti vini), morbido ed equilibrato, convincente. Interessante la Merlara di Collis, vitigno che onestamente conoscevo poco, un bordolese con Merlot e Cabernet, interessanti le note erbacee tipiche dei borolesi. In chiusura un buon Arcole (ma onestamente qui non rispondo del mio giudizio).

Amarone Santa Sofia 2016
Merlara, Collis

Ore 17:30 guadagno l’uscita, sono soddisfatto, è stata una giornata densa, piena di spunti ed alcune scoperte. Sono contento che il Vinitaly sia ripartito. Dalle dimensioni, presenze ed eventi, sicuramente un’ottima partenza. Quest’anno è stata una fiera più selezionata e professionale. Normalmente mi fermo in città per una cena finale ma questa sera ritorno a casa molto soddisfatto, arrivederci al prossimo Vinitaly!

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